Il Decreto Economia pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 giugno stabilisce per il payback sui dispositivi medici uno sconto del 75% sulle fatture, senza prevedere alcuna esenzione per le piccole imprese. Una misura che, pur riducendo il carico economico complessivo, non tutela le realtà più fragili del comparto generando forte preoccupazione tra le imprese del settore.
A intervenire sul provvedimento è Michele Colaci, presidente di Confapi Salute, Università e Ricerca. Colaci chiede modifiche urgenti e un cambio di approccio che vada oltre soluzioni temporanee, per costruire una visione di lungo periodo.
“Pur riconoscendo l’intento del Legislatore di voler risolvere una situazione complessa che si protrae da anni e apprezzando lo sforzo per ridurre il carico economico complessivo sulle imprese, come Confederazione, – sottolinea Colaci – in particolare in rappresentanza delle nostre PMI industriali che operano nel comparto sanitario ed organizzate in Confapi Salute, Università e Ricerca, manifestiamo la nostra profonda preoccupazione e contrarietà per alcuni aspetti critici della misura e per l’assenza di una visione strategica a lungo termine”.
La proposta, così come formulata, presenta infatti alcune lacune di fondamentale importanza. In primo luogo l’assenza di meccanismi di tutela e di esenzione per le piccole e medie imprese ed in particolare la previsione di una franchigia minima di 5 milioni di euro per tutelare le micro e PMI. Inoltre manca la dilazione pluriennale dei pagamenti per garantire continuità operative alle imprese.
“Le nostre PMI operanti nella Sanità, che costituiscono la spina dorsale del tessuto produttivo nazionale e un motore di innovazione per il settore – afferma Colaci – verrebbero, infatti, colpite da questo onere in modo sproporzionato, mettendone a serio rischio la sopravvivenza stessa. Un approccio a “taglia unica” non è, infatti, sostenibile e rischia di indebolire irrimediabilmente la competitività dell’intera filiera. Inoltre, sebbene la norma affronti il pregresso, non fornisce alcuna indicazione sul superamento definitivo del payback per gli anni futuri. Come sancito anche dalla Corte Costituzionale, tale strumento deve mantenere carattere di eccezionalità e temporaneità. È indispensabile che questa soluzione per il passato diventi il primo capitolo di una riforma strutturale, e non l’ennesimo intervento tampone”.
Confapi Salute, Università e Ricerca presenta dunque alcune proposte di modifica del decreto. “Alla luce di tali criticità, riteniamo che l’art. 7 debba essere modificato prevedendo: l’introduzione di una franchigia per le PMI prevedendo una soglia di fatturato – si propone una franchigia minima di 5 milioni di euro – al di sotto della quale le micro, piccole e medie imprese sono completamente esentate dal versamento del payback (tale misura è cruciale per salvaguardare la sopravvivenza delle realtà più piccole, che non hanno la capacità finanziaria per sostenere un onere simile, seppur ridotto); la dilazione pluriennale dei pagamenti consentendo alle imprese non esentate, una rateizzazione (almeno in 5 anni) degli importi dovuti, senza l’applicazione di interessi o sanzioni, al fine di non compromettere la liquidità e la continuità operativa; il superamento strutturale del payback riavviando immediatamente un tavolo di confronto con le associazioni di categoria per definire un nuovo sistema di governo della spesa per i dispositivi medici che superi definitivamente la logica del payback, promuovendo invece la programmazione, l’innovazione e il valore clinico delle tecnologie”.