Circular Medical Expo – Innovation for Global Health, è l’evento internazionale dedicato all’innovazione per la salute globale che si svolgerà in Fiera a Padova martedì 3 e mercoledì 4 dicembre 2024. Nel corso della ‘due giorni’, medici, aziende ed esperti del settore si confronteranno su medicina circolare, evoluzione tecnologica ed efficienza dei sistemi sanitari in funzione della sostenibilità, mentre le aziende italiane del comparto medicale avranno l’opportunità di entrare in contatto con centri di acquisto internazionali.
Abbiamo intervistato il professor Gino Gerosa, componente del Comitato Scientifico dell’evento, Ordinario di Cardiochirurgia della Facoltà di Medicina dell’Università di Padova, Direttore del Centro di Cardiochirurgia e del Programma Trapianto di cuore e Assistenza Meccanica dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova e Past President della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca che coordinerà due convegni in programma nella prima giornata: “Verso una salute circolare: ESG + Health” e “La luce e le emozioni come strumento di cura: dalla finestra di Ulrich ai suoni di Mary Jo.
Prof. Gerosa perché è così importante parlare di “Salute Circolare”?
La Salute Circolare vede una strettissima integrazione tra l’ambiente e il mondo animale con un riflesso sulla salute umana. Oggi non possiamo più disgiungere il nostro rapporto con l’ambiente e con il mondo animale nel cercare di ottimizzare la salute umana. La salute circolare rappresenta quindi un percorso necessario per affrontare le sfide globali in modo integrato e responsabile, puntando alla sostenibilità e alla resilienza dei sistemi sanitari.
Il concetto di ESG (Environmental, Social and Governance) ormai centrale nelle strategie aziendali, verrà affrontato all’evento di Padova e lei ha accennato alla possibilità di aggiungere a questi principi il concetto di Salute…
Auspichiamo che all’ESG, ovvero i criteri a cui si devono attenere le aziende nel loro operato, venga anche aggiunta la H di Health. Ritengo che non possa esserci sviluppo sostenibile senza attenzione alla salute, elemento valoriale e diritto fondamentale che deve essere al centro di tutti i modelli economici e sociali. Per questo motivo è fondamentale che i criteri ESG vengano allargati alla salute, Health, perché questa componente è imprescindibile per una vera visione globale. In quest’ottica le aziende intervengono in termini assolutamente proattivi. Anche il ruolo delle istituzioni ovviamente è importante, ma allo stesso tempo è fondamentale che per il sistema sanitario nazionale venga riconosciuta l’importanza dell’innovazione tecnologica.
In che modo puntare concretamente a un sistema sanitario basato sul concetto di “One Health”, potrà portare benefici tangibili nella cura dei pazienti?
In Italia abbiamo un sistema sanitario universalistico, che è assolutamente non replicabile da altri sistemi con gli stessi risultati eccellenti, in quanto garantisce assistenza sanitaria a tutti i cittadini, indipendentemente dalla gravità e dal costo della terapia che viene fornita. Ma, a questo punto, dobbiamo domandarci se questo modello sia sostenibile per un tempo indeterminato e come questo modello possa sposarsi con l’innovazione tecnologica, riuscendo a identificare questa come una risorsa e non un come un costo. Tutto questo va poi integrato all’interno della cornice di “One Health”. Ecco perché i diversi attori, che saranno la sanità pubblica da una parte, i professionisti del campo sanitario dall’altra e le aziende private, anche quelle che hanno un impatto sulla salute globale, sull’ambiente e sulla salute animale, dovranno concentrarsi per riuscire a sviluppare una salute che sia davvero circolare.
Come si possono conciliare le crescenti esigenze di sostenibilità ambientale con la necessità di sviluppare e utilizzare strumenti chirurgici avanzati e talvolta molto dispendiosi in termini di risorse?
Non è detto che la dispendiosità dei device medicali che vengono utilizzati debba avere necessariamente un impatto negativo in termini di sostenibilità economica e ambientale. Si possono sviluppare tecnologie che permettono l’esecuzione di interventi estremamente complessi e sofisticati, senza ricadute negative in termini ambientali. Bisogna, però, stare molto attenti. Basti pensare a quanto accaduto nello sviluppo dei sistemi di alimentazione elettrica delle auto e all’impatto che questi hanno sull’ambiente, come la deforestazione e l’utilizzo di acqua per la produzione… È chiaro che c’è un’interazione molto forte tra sviluppo tecnologico e impatto ambientale, ma se ci concentriamo solo sullo sviluppo di tecnologia per i device medicali questo impatto può essere più contenuto. Il problema poi non è solo sull’impatto ambientale, ma sulla sostenibilità dei costi per un sistema sanitario come quello italiano, molto specifico e con caratteristiche estremamente legate al sistema Italia. In altri paesi europei, o negli Stati Uniti, la sostenibilità economica è garantita in maniera diversa e c’è una forte interazione tra pubblico e privato, cosa che in Italia è un po’ diversa perché la gran parte dell’assistenza sanitaria, soprattutto sulle patologie più dispendiose dal punto di vista dei trattamenti farmacologici piuttosto che con device, è tutta a carico del sistema pubblico.
Il percorso verso il nuovo cuore artificiale è in dirittura d’arrivo? Che benefici ci saranno e quando i pazienti ne potranno godere?
Nel dicembre 2025 dovremmo riuscire a presentare il prototipo, poi ci saranno tutte le prove da banco e i test nel modello preclinico animale. Lì comincerà, davvero, l’avventura. E’ necessario sviluppare un cuore artificiale che sia alternativo al trapianto di cuore in grado di garantire non solo la sopravvivenza ma soprattutto un’adeguata qualità di vita. Tale progetto è un momento fondante della ricerca italiana e internazionale per dare una risposta concreta ai pazienti affetti da scompenso cardiaco terminale.
A Circular Medical Expo coordinerà anche un convegno sulla luce e sulle emozioni come strumento di cura. Di cosa si tratta esattamente?
Da quella tavola rotonda mi aspetto una serie di input molto interessanti. Questo è un esempio molto buono di impatto dell’ambiente, in termini di luce e suoni, per quanto attiene al benessere dei pazienti. Ulrich, che era ricoverato in ospedale, fu il primo ad accorgersi che ciò che vedeva fuori dalla sua finestra, ovvero un albero, gli permetteva di migliorare dal punto di vista della ripresa post-chirurgica. Mary Jo, invece, è una ricercatrice che ha utilizzato suoni e rumori per migliorare la vivibilità all’interno della struttura ospedaliera. L’obiettivo è riuscire a sviluppare degli ambienti all’interno dell’ospedale, pensiamo soprattutto alle terapie intensive, che ridiano al paziente la possibilità di vivere come se fosse all’esterno dell’ospedale stesso, con sensazioni, colori ed emozioni che gli permettano di mantenere un aggancio con la vita reale, evitando di farlo vivere in un “acquario” con una totale disconnessione temporo-spaziale. Questa visione deve incidere sulle modalità di costruzione degli ospedali pensando a strutture patient centered.
Ci può fare qualche esempio?
Anche in campo ospedaliero si fa sempre più strada l’utilizzo del legno come elemento strutturale, insieme alle energie rinnovabili, riducendo così l’impatto ambientale delle strutture. Immaginiamo quindi di non costruire strutture mastodontiche, ma di realizzare strutture in legno all’interno delle quali vengono ricoverati dei pazienti con patologie organo specifiche. Dobbiamo dunque pensare a ospedali estremamente agili che possano essere abbattuti e ricostruiti ogni dieci-quindici anni, in modo da contrastare in maniera efficace le infezioni nosocomiali da patogeni multiresistenti che già oggi e negli anni a venire rappresenteranno una delle prime cause di morte intraospedaliera. Mi aspetto che da quella tavola rotonda escano suggerimenti, che poi potranno essere accolti nella tavola rotonda successiva di Luigi Bertinato che andrà ad affrontare proprio il tema dei nuovi ospedali. Penso a un ospedale integrato con la natura e dotato di sale operatorie di altissimo livello e di altissima tecnologia.
Come saranno coinvolti i giovani all’evento?
Abbiamo un accordo con il provveditorato agli studi di Padova per far partecipare gli studenti dell’ultimo anno delle scuole medie superiori che potranno così porre domande a tutti i relatori. Il nostro obiettivo è stimolare e aumentare la consapevolezza sui temi della sostenibilità, lavorando con le nuove generazioni. Vogliamo che i giovani comprendano quanto sia cruciale il legame tra innovazione tecnologica, economia circolare e salute globale, affinché diventino protagonisti attivi nel disegnare un futuro più sostenibile e responsabile.