Payback: la “garrota” per gli imprenditori del biomedicale

Editoriale
di Alberto Nicolini 

Fino al 1975 in Spagna le condanne a morte venivano eseguite con la garrota, un supplizio crudele che soffocava i malcapitati molto lentamente, un giro di vite dopo l’altro.

Gli Imprenditori del settore biomedicale sono stati condannati ad un supplizio del genere, senza motivo e per cose del passato di cui non hanno colpa.

Il primo giro di vite lo hanno ricevuto nel 2015, con il DL 78/2015, poi convertito nella Legge 125 del 2015, che ha introdotto nel nostro ordinamento il sistema del payback applicato alla fornitura di beni a favore del servizio sanitario regionale, come misura di controllo della spesa sanità. Occorre ricordare che non tutto il monte spesa riferito ai dispositivi medici va annoverato ai fini del payback, ma dalla spesa complessiva vanno escluse le spese riferite all’erogazione dei servizi, così come va esclusa l’aliquota IVA.

Tutto ciò è rimasto immutato per sette lunghi anni, fino al secondo giro di vite arrivato a sorpresa con il DM 6 ottobre 2022, che ha definito le Linee guida regionali riferite agli anni 2015-2018, ovviamente con oneri a carico delle imprese fornitrici.

Nessuno ha spiegato il motivo del tanto (troppo) tempo trascorso. Possiamo solo prendere atto che ad ottobre 2022 è stata posta a carico dei fornitori l’aliquota di contribuzione dello sforamento certificato del 40% per il 2015, del 45% del 2016, del 50% per il 2017 e del 50 % per il 2018. Tradotto in euro ciò ha portato alla richiesta complessiva di circa 2 miliardi di euro. Alcune Regioni, a dicembre 2022, hanno pubblicato un atto dirigenziale con la richiesta di pagamento degli importi dovuti entro il mese di gennaio 2023, pubblicando anche l’elenco dei fornitori con i relativi importi.

Le Associazioni di Settore hanno sempre sostenuto l’illegittima applicazione della norma con efficacia retroattiva, che avrebbe pesantemente penalizzato le imprese fornitrici del sistema sanitario pubblico chiamate dopo anni a “restituire” somme di denaro riferite a forniture già effettuate in base a regolari gare d’appalto, ed hanno avviato migliaia di cause verso il Governo e verso le Regioni maggiormente interessate.

Le azioni in corso hanno portato:

  • alla prima brevissima proroga dei termini di pagamento al 30 aprile 2023 il terzo giro di vite (non ti soffoco ma ti dico quando ti soffocherò);
  • alla successiva adozione da parte del Governo del DL cd. Energia, n. 34 del 30 marzo 2023 che all’art. 8 introduce nuove disposizioni in materia di payback, tra cui una ulteriore proroga dei termini di pagamento al 30 giugno 2023 quarto giro di vite (stessa cosa del terzo);
  • all’avvio di due distinte azioni legali nei confronti dei diversi provvedimenti attuativi assunti dalle Regioni, che riguardano la prima un ricorso al TAR del Lazio di sospensiva dei provvedimenti assunti che dovrebbe essersi pronunciato il 27 aprile sul provvedimento cautelare e che a metà giugno esaminerà nel merito il ricorso. La seconda iniziativa attiene ad un esposto inoltrato alla Commissione Europea contro lo Stato Italiano in quanto le norme in esame rappresenterebbero una violazione delle disposizioni del Trattato Ue sulla libera circolazione delle merci e dei capitali, perché il sistema del payback, con applicazione ex post, impedirebbe alle imprese una qualsiasi pianificazione delle forniture dei beni in conseguenza delle poste di bilancio aziendale che sarebbero sempre incerte per la copertura degli importi di payback (quinto giro di vite le spese legali).

Per il prossimo giro attendiamo la conversione in Legge del DL 34/2023.