La Corte Costituzionale ha confermato la legittimità del payback, pur evidenziandone diverse criticità. A questo punto il rischio di una crisi devastante nel settore biomedicale è altissimo. Il Governo non può più rimandare, deve intervenire.
Per il triennio 2015-2018 continuerà pertanto l’enorme contenzioso in essere, al quale probabilmente se ne aggiungerà un altro per gli anni successivi, che comprendono il periodo della pandemia. Arriveremo inevitabilmente al punto in cui le Aziende biomedicali saranno costrette a disimpegnarsi dalla fornitura dei dispositivi alla Sanità Pubblica, a meno che i prezzi aumentino in modo da compensare il rischio Payback. In pratica quello che il Governo cerca maldestramente di incassare oggi dovrà ripagare domani. Situazione oggettivamente assurda. Riuscirà la politica a trovare una soluzione? Fino ad oggi non lo ha fatto e non risulta sia in discussione nessun piano degno di questo nome.
Secondo noi questo provvedimento assurdo graverà, purtroppo, sui pazienti ospedalieri, e quindi su tutti noi Cittadini, perché l’incertezza in cui sono costrette ad operare le Aziende produttrici, molte delle quali sono grandi multinazionali, sta provocando un forte rallentamento degli investimenti in Italia, compresi quelli riguardanti nuovi prodotti e nuove soluzioni. Ma il settore biomedicale vive di innovazione essendo strettamente legato al lavoro che Medici e Ricercatori fanno quotidianamente per curare meglio i Pazienti.
Le Multinazionali hanno la possibilità di continuare a farlo altrove nel Mondo, ma molte Aziende nazionali saranno ridimensionate dal doppio danno. Quello economico, dovuto al payback sugli anni passati, e quello competitivo per il futuro, causato dalla minor capacità innovativa.
Ecco perché a farne le spese sarà il Sistema Sanitario Italiano e quindi i pazienti, le loro famiglie, i lavoratori del settore e tutta la filiera produttiva dei dispositivi medici.
Non c’è più tempo da perdere, il Governo deve intervenire.
Editoriale di Alberto Nicolini