Nell’ultimo periodo si sono intensificate le iniziative di protesta sull’introduzione, con effetto retroattivo, delle disposizioni comunemente definite di “Payback”.
Proviamo a spiegare in estrema sintesi di cosa si tratta.
Il payback è un meccanismo che vorrebbe contemperare gli interessi pubblici e privati a fronte della scarsità di risorse. In realtà è un meccanismo che rimodula i tetti della spesa sanitaria a causa di un sistematico sottofinanziamento della stessa. Più precisamente, con il payback il legislatore ha inteso fronteggiare l’aumento della spesa pubblica sanitaria quando le Regioni abbiano superato i tetti di spesa preventivati di anno in anno. Così sono state coinvolte le imprese che nell’annualità di riferimento hanno commercializzato i dispositivi medici, imponendo loro di ripianare lo scostamento del tetto di spesa stabilito. E’ un meccanismo previsto sin dal 2011 ma rimasto inattuato fino al 6/7/2022 quando Il Ministero della Salute, di concerto con il MEF, ha certificato gli sforamenti, Regione per Regione, per le annualità 2015, 2016, 2017, 2018, imponendo, entro il 15.12.2022 alle Regioni di farsi restituire dalle aziende private fino al 50% delle spese sostenute in eccesso al tetto previsto.
I Fornitori di dispositivi medici si sono pertanto visti recapitare a fine 2022, richieste di “restituzione” relative a forniture di molti anni fa, per un valore stimato di 2 miliardi di euro! Uno sconto forzato e retroattivo su forniture i cui prezzi erano stati definiti in base a regolari gare d’appalto.
“Il payback – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti – non è un problema solo delle imprese, ma le conseguenze dovute all’applicazione di questa norma iniqua si riverseranno sull’intero SSN. Dal fallimento di molte aziende e dal disinvestimento nel nostro Paese da parte delle aziende che operano su scala globale deriveranno migliaia di licenziamenti, un taglio drastico al sostegno della formazione, un ulteriore taglio agli investimenti in ricerca e sviluppo. Questo fatto produrrà un effetto negativo sugli operatori sanitari che non faranno più parte del circolo virtuoso ‘ricerca-innovazione-formazione’, in cui gli investimenti industriali giocano un ruolo fondamentale”.
Ovviamente i Tribunali sono stati inondati di ricorsi, peraltro molto costosi, ma sappiamo tutti che i tempi della giustizia non sono quelli dell’economia, ed il payback avrà conseguenze irrecuperabili.
A fine aprile scadrà la proroga ma dal Ministero competente e dal Governo, finora, non è uscito nulla al riguardo. E pensare che il Ministro è lo stesso di prima.
Non è solo una “questione di soldi”, qui si tratta della salute delle persone perché, distruggendo di fatto il settore biomedicale con il payback, si compromette il funzionamento stesso degli Ospedali pubblici.
Un provvedimento legislativo di abrogazione della norma, nell’interesse dei Cittadini e della Sanità Italiana, è urgente ed indispensabile.
di Alberto Nicolini