Next Age, il primo programma di accelerazione in Europa dedicato alle startup della Silver Economy

Investiamo in startup tecnologiche, che hanno un focus sulla Silver Economy. Ovvero soluzioni per quella fascia di popolazione che va dai 50 anni in su. Diamo loro una prima somma di denaro, in cambio di una quota societaria, poi in questo primo investimento è previsto un programma di accompagnamento di quattro mesi e a seguire inizia la fase di ulteriore raccolta di capitali sul mercato. In questo ambito, sulle migliori startup di un programma di accelerazione, possiamo fare un secondo investimento”. Con Floriano Bonfigli, Next Age Acceleration Program Coordinator, abbiamo parlato di Start up e Silver Economy. Next Age è il primo percorso in Europa rivolto alle startup che sviluppano soluzioni al settore dei prodotti e servizi dedicati alla popolazione over 50 che si stima raggiungerà il valore di 5,7 trilioni di euro, pari a un terzo del Pil europeo entro il 2025 . Next Age nasce su iniziativa di CDP Venture Capital assieme a AC75 Startup Accelerator, l’acceleratore di startup promosso da Fondazione Marche insieme a Fondazione Cariverona e Università Politecnica delle Marche, alla società di venture capital internazionale SOSV, che gestisce programmi di sviluppo di startup in fase iniziale, e vede la presenza di Intesa Sanpaolo  e Amplifon in qualità di main partner oltre che dell’Istituto Nazionale Ricovero e Cura Anziani (I.N.R.C.A.), dell’Università Politecnica delle Marche e dello UK National Innovation Center for Aging.

Quali sono i vostri punti di contatto con il settore biomedicale?
Sono strettissimi. Abbiamo aziende che lavorano su dispositivi medici, che sono in fase di sperimentazione sia dal punto di vista regolamentare che sui pazienti. Vorremmo avere un rapporto sempre più stretto con le aziende del biomedicale perché hanno un punto di situazione privilegiata, che può andare a vantaggio sia delle aziende stesse che di noi investitori. Nel nostro programma di accelerazione abbiamo, ovviamente, le startup che sono gli attori principali, ma abbiamo anche due partner corporate come Intesa San Paolo e Amplifon perché sappiamo di quanto bisogno hanno le startup anche del mercato delle aziende medio-grandi e grandissime. Abbiamo anche una serie di partner scientifici che servono alle startup per mettere a punto la loro propensione di valori e quello che effettivamente vanno a risolvere nel dettaglio. Ogni anno cerchiamo di aggiungere sia aziende corporate che centri di ricerche e conoscenze perché fanno parte di quell’ecosistema per cui una startup da un’idea può crescere fino a diventare essa stessa una grande azienda ed avere un impatto sulle persone, che è un po’ quello che ci caratterizza rispetto al tema che abbiamo scelto di presidiare.

Di cosa ha più bisogno oggi, oltre ai finanziatori, una startup?
Sicuramente di accesso al mercato. Noi investiamo in aziende che hanno già un prototipo funzionante e che si sono già affacciate al mercato. Il nostro compito, per quattro mesi, è di guidarli nell’accesso al mercato e quello di cui più hanno bisogno è un rapporto privilegiato con quei consumatori, privati o aziende, che hanno interesse nel testare le loro soluzioni. Vorremmo sempre più opportunità per le nostre startup affinché possano verificare con molta concretezza che quello che stanno facendo è veramente utile per il consumatore finale. Se c’è utilità, secondo noi c’è anche l’opportunità di business che queste soluzioni siano pagate il giusto prezzo e che la startup diventi sostenibile e attrattiva per altri investitori. In sintesi, hanno bisogno di clienti che siano disposti anche a mettere a dura prova queste soluzioni. Vogliamo che i feedback che arrivano alle startup siano i più possibili costruttivi. Loro sono con noi anche per crescere pertanto i commenti negativi e distruttivi devono essere presi come suggerimenti per fare meglio.

Il futuro delle startup che seguite è più orientato alla possibilità di fare impresa in modo indipendente oppure alla possibilità di essere incorporati da grandi aziende o gruppi?
La nostra modalità di investimento ci impone la regola che queste aziende abbiano poi una via d’uscita che può essere di due tipi: la collocazione in borsa o, nella maggioranza dei casi, che vengano acquisite da aziende molto più grandi. Queste hanno un accesso privilegiato al mercato, tramite canali costruiti negli anni. Noi incoraggiamo a valutare tutti gli aspetti positivi per un’azienda che ha un grosso impatto sul mercato potenziale e che potrebbe avere delle difficoltà ad accedere a mercati su scala globale. Entrare in stretta relazione ed essere acquisite da queste aziende deve essere motivo di vanto. Questo, potenzialmente, fa anche molto felici gli investitori che vedono moltiplicato il loro investimento fatto anni indietro.

Quali sono le potenzialità che ruotano attorno alla silver economy?
La silver economy è un’economia dedicata a quella fascia di popolazione. Noi ci siamo focalizzati su quattro pilastri. Il primo è quello della salute e del benessere, dove noi prendiamo in seria condizione anche il benessere cognitivo. Secondo noi è la chiave per avere anche un benessere fisico. Il benessere cognitivo, secondo la nostra esperienza, è quello che guida e fa la partita. Il secondo tema sono tutte quelle soluzioni che permettono a quella fascia di popolazione di vivere con sicurezza, dignità e dove preferisce. Secondo noi, la tecnologia di innovazione sarà fondamentale per dare una libertà di scelta che oggi, spesso, viene a mancare perché si è costretti a rimanere a casa da soli perché non ci sono sufficienti strutture o non hanno un retaggio che le renda ancora al passo con i tempi e con le nuove richieste, sia della persona anziana che de familiari che affidano i loro cari a queste strutture. Il terzo pilastro è quello della sicurezza finanziaria, ovvero soluzioni che possano permettere a questa fascia demografica di pensare con un certo anticipo a tutto quello che verrà successivamente. Ultimo, ma non meno importante, è il pilastro del divertimento e tempo libero. Qui si parla più della fascia intorno ai 60-65 anni, quella parte di popolazione che si trova nella fase di transizione dal lavoro alla pensione. Dare loro possibilità di poter socializzare, divertirsi e impiegare il tempo libero nel miglior modo possibile è un grosso tema con una grande opportunità di mercato perché questa fascia di popolazione ha molto tempo da dedicare a questa attività. La solitudine e il sentirsi isolati più lontano le si portano nel tempo, meglio sta la persona a livello cognitivo e di salute. Una popolazione più attiva e sana ha un impatto minore sulla spesa degli stati. Lo stiamo vedendo in Italia, in Europa, ma anche su nazioni più giovani come India, Pakistan, Indonesia e Cina.

Quali sono i mercati con il maggior potenziale in questo momento?
Secondo noi, l’opportunità di investimento e di ritorno economico nella Silver Economy è veramente globale. Questo, forse, è il motivo per cui riusciamo ad attrarre aziende da tutto il mondo. Fino ad oggi, abbiamo fatto sedici investimenti in aziende: dieci sono italiane e sei sono internazionali, con sede a Singapore, Boston, Dublino, Berlino e due a Barcellona. L’Italia sembra possa essere attrattiva su questi temi. Molti riconoscono che il nostro sistema sanitario nazionale sia strutturato come un campo di prova ideale per le soluzioni sia a livello di salute, benessere, ma anche di socializzazione e anti isolamento.