Il territorio compreso tra le Autostrade A22 Modena-Brennero e A13 Bologna-Padova soffre da sempre di mancanza di strade a scorrimento veloce. Nei primi anni 60 la politica aveva ben presente il problema e per lo sviluppo dell’area (allora depressa) promisero una via di collegamento tra Parma e Ferrara, che venne chiamata “Cispadana”. La prima ipotesi era di una “Superstrada” ma poi, pensando che la mancanza di stanziamenti pubblici sufficienti potesse essere superata con il “Project Financing”, fu scelto e messo a gara il progetto di una Autostrada Regionale. Il raggruppamento di imprese aggiudicatario è guidato dalla Autobrennero spa, che costituì per questo una Società di scopo.
Ne scriviamo perché il tracciato della Cispadana attraversa il territorio del Distretto Biomedicale Mirandolese, che gli addetti ai lavori conoscono bene perché in quei pochi chilometri quadrati tra Emilia e Lombardia sono concentrate molte aziende che producono dispositivi medici ed i loro fornitori specializzati. Nonostante la mancanza di infrastrutture quella zona non è più “area depressa” da molto tempo, grazie al lavoro ed all’intraprendenza delle persone che ci vivono e che hanno dovuto superare anche il pesantissimo sisma del 2012. Nei mesi successivi all’emergenza gli Amministratori della Regione Emilia-Romagna promisero alle imprese, tra le quali molte multinazionali chiamate a ricostruire i loro stabilimenti devastati da quello che fu definito il terremoto dei capannoni, che presto le cose non solo sarebbero tornate come prima, ma sarebbero addirittura migliorate grazie alla realizzazione dell’autostrada attesa da decenni: la Cispadana.
Sono passati 12 anni e la situazione è questa:
- l’investimento non è mai stato avviato perché legato al rinnovo della concessione della Modena-Brennero;
- dopo innumerevoli traversie il bando per tale rinnovo uscirà forse a fine 2024;
- l’aggiudicazione avverrà forse nel 2025.
Conclusione: nella migliore delle ipotesi prima di due anni non sapremo neppure quando inizieranno i lavori.
No comment.
Editoriale di Alberto Nicolini