Il 28 marzo il Consiglio dei Ministri ha stanziato circa 1,1 miliardi di euro in favore di Regioni e Province autonome per limitare l’impatto del payback dei dispositivi medici sulle aziende del settore. Fifo Sanità Confcommercio e Pmi Sanità in una nota congiunta hanno ribadito l’allarme in merito al payback sui dispositivi medici nel dl Energia, sottolineando che il miliardo di euro stanziato dal decreto bollette non basta. “Quanto emerge dal Consiglio dei Ministri di ieri non fa altro che aggravare una situazione già critica delle micro, piccole e medie imprese che riforniscono gli ospedali “, dichiarano il presidente di Fifo Sanità Confcommercio, Massimo Riem e Gennaro Broya de Lucia, presidente PMI Sanità.
“Lo sconto sul totale delle richieste – proseguono Riem e Broya – non solo lascia inalterato il rischio fallimento di un settore composto nel 95% da pmi, ma è anche condizionato alla rinuncia ai ricorsi al TAR. Una soluzione particolarmente penalizzante per le micro, piccole e medie imprese e che, di fatto, compromette la tenuta e la competitività del comparto dei dispositivi medici. Questo si sta traducendo in una crisi senza precedenti dell’intero Sistema Sanitario Nazionale, le cui cure al cittadino sono in serio pericolo”.
Anche il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti si era espresso molto duramente su questo tema alla vigilia del Consiglio dei Ministri. “Non è togliendo 1,1 miliardi alle aziende, concedendo rateizzazioni o aggiustando la stortura dell’Iva – ha dichiarato il Presidente Boggetti – che si risolve il problema, soprattutto perché la norma resterebbe attiva per gli anni 2019-2022 e per il futuro. Inoltre, molte aziende hanno ricevuto un payback che include i servizi (per legge non inclusi nel conteggio) e non si capisce come uno sconto dovrebbe sanare queste storture e rendere le aziende soddisfatte, tanto più che le imprese scontano il pagamento per i servizi correlati. Il contenzioso generato dal payback si inasprirà con evidenti ricadute sulle imprese e sulla fornitura per i nostri ospedali. La cosa più saggia e lungimirante è semplicemente cancellare il payback perché non ancorato alla realtà, ai veri bisogni di cura dei cittadini”.
“Il Governo, a cui riconosciamo di aver preso in carico questo annoso problema e a cui chiediamo un incontro urgente, deve prendere atto che il payback non è uno strumento per contenere i costi, ma per tagliare le prestazioni, scaricando sulle imprese fornitrici oneri e responsabilità che non gli competono. Ciò che chiediamo – ha continuato Boggetti – è di avere una visione di medio e lungo termine per il SSN e di riconoscerci quale comparto destinato a essere sempre di più strategico se non si vuole dipendere dall’estero per tutto ciò che riguarda la cura e la diagnosi per i cittadini. Ricordo che far chiudere le imprese che riforniscono il SSN vuol dire esporre i cittadini al rischio sempre più concreto di non essere curati adeguatamente perché negli ospedali cominceranno a mancare la tecnologia, le apparecchiature e la competenza per fare buona sanità. Di ciò ne sarà responsabile questo Governo”.