Si è svolto nei giorni scorsi nel Distretto Biomedicale Mirandolese un evento organizzato da GUZMAN POLYMERS SRL in collaborazione con il Polo Tecnologico di Modena, il TPM e il Cluster Health ER dal titolo “Developments and sustainability in HC applications”. Si è parlato di polimeri adatti a rispondere alle esigenze di un settore complesso come quello biomedicale, dove qualità, caratteristiche di sterilizzabilità, compatibilità al contatto umano e alte performance sono imprescindibili per curare e preservare la salute e la vita delle persone.
GUZMAN POLYMERS Srl si occupa di importazione e distribuzione di materie prime, polimeri e plastiche per l’industria. Le origini risalgono al 1939 con la creazione di quella che oggi è Guzman Global. Dalla metà del 2020 la società fa parte del Gruppo Hromatka, una delle organizzazioni leader nella distribuzione di materie plastiche e polimeri in Europa, con una presenza in 23 Paesi.
Abbiamo intervistato Fulvio Confalonieri, Managing Director di GUZMAN POLYMERS SrL.
Che tipo di innovazione avete presentato a Mirandola?
Abbiamo proposto innovazioni di processo relative alla sintesi di alcuni polimeri; un focus è stato dato alla progettazione quale prima attività necessaria per un approccio più sostenibile. A seguire ci siamo soffermati anche su innovazioni nel processo produttivo di stampaggio.
Che applicazioni possono avere nel Biomedicale?
Diversi tipi di applicazione, dal drug delivery all’infusion pump, per fare un esempio. Possono essere dispositivi biomedici, sistemi per la dialisi, sistemi dental, sirurgical durs, imaging devices. Le applicazioni sono le più svariate: parti strutturali o estetiche di dispositivi elettronici atti all’immagazzinamento di immagini o al dispensing di alcuni tipi di sostanze, oppure sono parti che vanno a contatto, per un breve periodo di tempo, con il corpo umano.
A quali aziende vi rivolgete?
Ci rivolgiamo, fondamentalmente, a tutti i trasformatori dei materiali plastici.
Dal punto di vista della sostenibilità che novità apporta?
Alcuni processi produttivi che abbiamo spiegato comportano una ridotta impronta di CO2 a monte, cioè già in fase di produzione; così come l’uso di alcuni polimeri rispetto ad altri tipi di materiale riduce l’impronta di CO2 (i.e metallo, ridotta C02, alleggerimento peso, etc).
L’utilizzo comporta modifiche nell’assetto produttivo delle aziende biomedicali?
Il vantaggio di questi nuovi processi produttivi sta anche nella semplicità gestionale per cui l’utilizzo di questi prodotti non comporta modifiche all’assetto produttivo delle aziende biomedicali.
Viene già impiegata in questo settore? Se si, in che tipo di produzioni?
Certamente, per esempio per alcuni tipi di packaging. Ma il punto interessante è proprio questo: le tecnologie che abbiamo presentato permettono di produrre gran parte degli articoli già in produzione con gli stessi materiali o materiali alternativi a più bassa impronta di CO2.
In cosa consiste la collaborazione con il Tecnopolo?
Mi lasci dire che “l’unione fa la forza”, cioè Il successo passa sempre attraverso la collaborazione perché permette di moltiplicare le forze e le competenze di ciascuna delle parti.