Nel corso del mese di settembre la nostra redazione ha realizzato un’indagine con l’obiettivo di indagare il livello fiducia fra gli operatori del settore biomedicale. Sono state dieci le domande a cui è stato chiesto di rispondere a più di sessanta persone, fra manager e imprenditori. Per approfondire i risultati abbiamo raccolto i commenti di alcuni addetti ai lavori.
“In merito alle due domande riguardanti il voto dato alle innovazioni di prodotto che verranno avviate a breve e al volume di investimenti delle aziende del settore in Italia – spiega Massimiliano Testi, Responsabile dispositivi medici TÜV Rheinland Italia – la situazione appare, a mio giudizio, molto “mediata”. Siamo poco oltre la sufficienza considerato un fondo scala di 10. Questo suggerisce che non vi è una prospettiva chiara sul futuro da parte degli stakeholder coinvolti. Le risposte e le opinioni sembrano seguire una “via cautelativa”, evitando posizioni completamente negative ma non dando neanche veri segnali di ottimismo. Una delle ragioni di questa cautela generalizzata – prosegue Testi – potrebbe essere attribuita alla complessa situazione di mercato attuale, che è percepita come difficile da attraversare sia dal punto di vista economico che politico. Gli ostacoli regolatori, che hanno creato notevoli difficoltà negli ultimi anni, e le incertezze finanziarie contribuiscono a un clima di incertezza. L’instabilità normativa e le decisioni spesso imprevedibili da parte dello Stato (Payback) non offrono un quadro di tranquillità per gli imprenditori. Inoltre, i prezzi imposti da alcune filiere produttive non hanno semplificato la situazione. Questi prezzi, spesso elevati, mettono ulteriormente sotto pressione le aziende, specialmente quelle di piccole dimensioni, limitando la loro capacità di investire in innovazione e sviluppo. A tale proposito un focus particolare va posto sulle innovazioni di prodotto. Le “vere” innovazioni, quelle che promettono di portare cambiamenti significativi – chiosa Testi – sono oggi oggetto di valutazione molto specifiche. Queste richiedono indagini cliniche e sforzi organizzativi ed economici considerevoli. Questo rappresenta una barriera all’ingresso per le piccole imprese, che difficilmente hanno le risorse necessarie per sostenere tali investimenti. In sintesi, la mancanza di chiarezza e la complessità del contesto attuale rendono difficile per le aziende prendere decisioni audaci in termini di innovazione e investimenti. La strada da percorrere sembra essere quella della prudenza, anche se questo potrebbe significare perdere opportunità importanti per il futuro”.
A Fabio Manto, Marketing & Communication Director di Clariscience abbiamo invece chiesto un commento sul voto dato alle prospettive per l’occupazione e, in seconda battuta all’utilità di fiere ed esposizioni nel settore biomedico. “I voti sulle prospettive d’occupazione sono tutti sopra la sufficienza ma, a stento, raggiungono il sette. Se fossimo a scuola diremmo: “bene, ma non benissimo”. Gli attori coinvolti nel sondaggio mostrano cautela su tutti i fronti, incluso quello dell’occupazione. Credo che ciò sia inevitabile in un settore che, negli ultimi anni, ha conosciuto iniziative normative finalizzate alla spending review e al rientro dei disavanzi sanitari da parte delle Regioni”. “Credo che le aziende appartenenti a un settore ampiamente internazionalizzato – spiega Manto rispondendo al secondo interrogativo – trovino grande beneficio nel partecipare a fiere ed esposizioni. In particolare, i piccoli produttori, i distributori e i fornitori specializzati hanno la possibilità di incontrare molti clienti potenziali; sicuramente più di quelli che potrebbero vedere grazie alla normale attività commerciale fatta di incontri sul territorio”.
Nei prossimi giorni commenteremo i dati insieme ad altri operatori del settore.
Questi i voti nel dettaglio.