Payback, anche il Presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi chiede l’abolizione

Il Presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi, interviene sul payback.

Come è noto il sistema del payback sui dispositivi medici prevede l’obbligo da parte delle aziende produttrici di restituire fino al 50% di quanto incassato nel triennio 2015-2018 per compensare parzialmente lo sforamento di spesa sanitaria effettuato dalle Regioni.

Entro il 30 giugno, i produttori dovranno quindi rimborsare quanto previsto dal provvedimento. Le aziende, attraverso tutte le associazioni di categoria chiedono la cancellazione del payback.

“La novità emersa dalla legge, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 29 maggio scorso, è l’istituzione di un fondo statale ad hoc, con una dotazione di circa 1,1 miliardi di euro, che, in proporzione agli importi spettanti alle Regioni per il ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici -precisa il Presidente di Confindustria Emilia – dimezza gli importi dovuti dalle imprese del settore, a condizione che rinuncino al contenzioso.

Da una parte, è apprezzabile che si sia limitato l’impatto finanziario del payback, dall’altra, però, il meccanismo è confermato nella sostanza e lo sono, di conseguenza, le forti criticità rilevate dalle imprese del settore, il fatto stesso che si sia arrivati a una sorta di patteggiamento evidenzia come anche lo Stato si sia reso conto della stortura della norma, ma questa soluzione rimane non ammissibile per le logiche della libera impresa”.

E’ plausibile che lo sforamento di spesa si possa ripresentare anche per il periodo 2018-2022 e per questo la richiesta è quella di una abolizione in toto di questo meccanismo.

“Come più volte ribadito – continua Caiumi – il payback rappresenta un’anomalia, per usare un eufemismo, e chiediamo dunque con forza che venga abolito. Qualora non venisse abolito, è logico pensare che il libero mercato si organizzerà di conseguenza: aspettiamoci dunque rincari e la presa di consapevolezza di una maggior necessità di fare gruppo nelle politiche di acquisto. L’unico vero fine che aveva il meccanismo del payback, ossia quello di regolare la spesa sostenuta per l’acquisto di beni e servizi in ambito sanitario, non sarà dunque raggiunto perché si creeranno necessariamente storture per rispondere a questa situazione che definire ingiusta è assai benevolo. Si tratta infatti di una assurdità dal punto di vista legale, da qualsiasi lato la si voglia guardare, che mina ancora una volta la libertà di impresa.”

Secondo un recente studio effettuato da Nomisma sono oltre 1.400 le aziende e 190.000 i posti di lavoro che potrebbero essere a rischio a seguito della congiuntura non favorevole e della richiesta di Payback per dispositivi medici.