E’ intervenuto anche Nino Cartabellotta, Presidente di Fondazione Gimbe, a Biomedical Valley, workshop che si è svolto il 24 giugno nel a Mirandola (Modena) per parlare di sanità e biomedicale ma anche di temi che interessano il territorio del distretto biomedicale mirandolese, uno dei principali al mondo. L’edizione 2023 di Biomedical Valley ha posto al centro il tema del superamento del payback, ovvero l’annullamento della norma che prevede il ripiano degli sforamenti della spesa sanitaria regionale a carico delle imprese per il 50%.
Questo l’intervento di Nino Cartabellotta, che ha sottolineato l’importanza degli investimenti sulla Sanità, azione che porterebbe anche ad una maggiore stabilità socioeconomica del Paese, e posto l’interrogativo su quale sarà il modello di sanità da consegnare alle future generazioni: “Credo che per chi produce tecnologie sanitarie e si occupa in generale di innovazione nella sanità sia necessario prendere la consapevolezza che il sistema di aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza che porta poi all’ingresso della tecnologia alla rimborsabilità pubblica è un sistema che si è bloccato per tutta una serie di ragioni. Noi oggi non riusciamo a fare in modo che quando un prodotto o una tecnologia avanzata arriva sul mercato – come risultato della scienza, della ricerca e dell’investimento industriale – possa essere messa a disposizione del paziente. Questo significa che oggi non dobbiamo solo pensare all’innovazione che entra nei centri di eccellenza, ma dobbiamo fare in modo che questa sia messa a disposizione di tutti. E’ l’equità di accesso all’innovazione che migliora il livello di salute della popolazione, non il fatto che questa sia esigibile solo da una percentuale relativamente contenuta di persone. Rischiamo che siano sempre più quelle che dovranno pagare una quota di tasca propria o addirittura essere coperte da una polizza assicurativa. Ecco, questo non è il Servizio Sanitario Nazionale”.
Riguardo al payback Cartabellotta ha espresso la propria opinione sul modo in cui affrontare il tema, senza dimenticare i rischi di una visione non strategica: “Il tema del payback, sia per la farmaceutica sia per i dispositivi medici, è ovviamente conseguenza del fatto che la coperta dal punto di vista finanziario è molto corta e quindi si cerca in qualunque maniera di recuperare delle risorse. È ovvio che questo tipo di misura – che inevitabilmente rappresenta anche una sorta di ingiustizia di tipo industriale, piuttosto che sociale per le aziende che sostengono costi, produzione e quant’altro – mette soprattutto a rischio quelle che sono le piccole e medie imprese. Questo perché è evidente che le grandi multinazionali riescono in qualche maniera a sopravvivere, mentre chi ha un fatturato relativamente contenuto rischia di più in un sistema di questo tipo. È evidente che la soluzione può essere solo politica, di finanza pubblica, perché questo tipo di risorse devono essere trovate da un’altra parte, ma in questo momento di grande criticità del Servizio Sanitario Nazionale – dove il personale è in crisi, dove ci sono liste di attesa enormi da recuperare, dove ci sono le aziende che ovviamente chiedono di non pagare più il payback – servono scelte sull’allocazione delle risorse pubbliche che devono ovviamente essere prese da qualche altra parte. È ovvio che il mio grande desiderio sarebbe sempre quello di recuperare una quota importante dell’evasione fiscale da poter destinare al welfare e al Servizio Sanitario Nazionale. Non si può finanziare un sistema di welfare complesso con un’evasione fiscale che supera i 100 miliardi annui”.