L’Avv. Ivan Cardillo, esperto di diritto cinese e consulente internazionale, analizza le opportunità del mercato cinese per le imprese italiane, un contesto ricco di potenziale anche per il settore biomedicale ma non privo di incertezze.
Come è nato il suo interesse per la Cina e quali esperienze hanno segnato il suo percorso professionale nel Paese?
Mi sono interessato alla Cina già dai tempi dell’università, approfondendo aspetti legati al diritto cinese. Questo interesse mi ha portato spesso in Cina per motivi di studio. Dopo la formazione accademica, mi sono trasferito stabilmente per oltre un decennio, lavorando come professore di diritto comparato e consulente per studi legali.
Quali sono i principali progetti che ha avviato per favorire la cooperazione tra Italia e Cina?
Durante il mio percorso, ho fondato l’Istituto di Diritto Cinese e il forum Italy China Business Development Forum, entrambi reperibili su Dirittocinese.com. Questi progetti hanno l’obiettivo di creare un ambiente sicuro per le aziende italiane e cinesi, superando diffidenze e ostacoli culturali. L’Italia è un paese produttore e innovatore, mentre la Cina rappresenta un importante mercato di sbocco. Ho sempre ritenuto necessario creare una piattaforma per facilitare questo incontro.
In che modo supporta concretamente le aziende italiane che vogliono operare in Cina?
Il mio lavoro si basa su una mediazione tecnico-linguistica: non si tratta solo di tradurre, ma di interpretare correttamente i termini tecnici per evitare incomprensioni, che sono uno degli ostacoli più comuni. Inoltre, aiutiamo le aziende a sviluppare strategie mirate, ad esempio per joint venture o progetti di ricerca e sviluppo. Credo molto nella valorizzazione del sapere italiano, spesso poco sfruttato per limiti di risorse o conoscenze del mercato. Il nostro obiettivo è trasformare queste potenzialità in progetti concreti, offrendo supporto strategico e strumenti giuridici per gestire i rischi e massimizzare le opportunità.
Quello cinese è un territorio molto ampio e diversificato…
La Cina ha molte province, è un paese enorme, con situazioni territoriali diverse. Ogni provincia e regione cinese può esprimere un interesse diverso, ed è importante non considerarla come un unico territorio uniforme. Ad esempio, nella provincia del Sichuan, che ha un paesaggio collinare simile all’Italia, c’è una forte domanda di macchinari agricoli per migliorare lo sfruttamento delle colline. L’Henan, invece, si concentra su digitalizzazione e prodotti medicali, grazie a misure speciali per l’importazione. Altre province costiere hanno sviluppato settori navali o automotive. Ogni area richiede strategie mirate e una profonda conoscenza delle specifiche necessità locali. Tuttavia, le differenze culturali e la diffidenza reciproca rappresentano sfide comuni. Il mercato cinese, però, è troppo grande per essere ignorato e, con le giuste strategie, può offrire opportunità significative.
Durante l’evento Henan-Italy Industrial Cooperation Matchmaking Conference svoltosi a Milano lo scorso ottobre, quali opportunità sono emerse per le aziende italiane?
La delegazione dell’Henan era molto su informatizzazione e tecnologia perché era una delegazione governativa che faceva riferimento a quel dipartimento. L’incontro è stato molto proficuo, ci sono state presentazioni e anche un incontro dove i partecipanti potevano parlare direttamente con l’azienda cinese ed è riuscito molto bene. Stiamo valutando passaggi successivi con alcune aziende.
Quali sono differenze principali fra il nostro mercato e quello Cinese?
C’è una differenza importante nella cultura del marketing. In Cina l’attività commerciale si svolge attraverso grosse piattaforme perciò il marketing poi si riduce molto, mentre in Italia ogni azienda ha il proprio sito internet dedicato che lavora su una riconoscibilità del marchio e dei valori che vuole comunicare. Questo crea un problema sulla prevedibilità del traffico. I cinesi si chiedono come si può generare traffico e come attrarre i visitatori sul sito perché in Cina, essendoci una piattaforma, è quest’ultima che fa il marketing. Ho spiegato come in Italia, e in Europa, il marketing sia molto importante, così come il dialogo diretto con il consumatore. Le aziende italiane che vogliono andare in Cina, o quelle cinesi che vogliono investire in Italia nell’e-commerce, devono confrontarsi su questo.